Perdere qualcosa, ma conservare se stessi

Caro Tata,

mi piace sempre leggere le tue parole, ogni volta c’è qualche passaggio che mi resta addosso e che mi fa riflettere o ripensare al mio punto di vista. Così ho deciso di scriverti anche io e ti ringrazio fin da ora se vorrai rispondere alla mia lettera.
Sappiamo tutti che mesi faticosi ci lasciamo alle spalle e che annate scolastiche difficili siano state queste per i nostri figli. Mi chiedo spesso se sarà mai possibile per loro “rimettersi in pari” e recuperare le esperienze perse. A volte vorrei provare a fare qualcosa in questo senso, ma non so cosa. Altre volte mi rendo conto di avere delle aspettative troppo alte nei confronti della scuola, che non ha la bacchetta magica, per cui cerca di proseguire come meglio può nonostante il momento ancora incerto. Insomma, qui lo spaesamento è ancora tanto, ma so di non essere l’unica.

Con tanto affetto, Irene

Cara Irene,

credo che il punto di partenza sia prendere coscienza del fatto che anche i mesi faticosi che ci lasciamo alle spalle siano un’esperienza, per noi adulti e per i bambini. Un’esperienza che ci saremmo risparmiati volentieri – sia noi adulti, sia i bambini – ma finché non proveremo a rileggere questo periodo, domandandoci cosa vogliamo portarci dietro e cosa invece non replicare più, ecco solo allora si riuscirà a guardare avanti senza che il pensiero torni continuamente su quello che sentiamo di aver perso o non vissuto.

Sai, Irene, sono convinto che sia più complesso crescere qualcuno quando si ha tutto, rispetto a quando non si ha niente. Perché quando si ha tutto, si ha troppo, e quando si ha troppo è più difficile individuare l’essenziale: l’amore. E se amare è un istinto, amare se stessi non lo è per niente, lo si deve imparare, sentendosi amati, profondamente. Per quanto mi riguarda, è questa la conferma più importante che rimane dei (quasi) due anni disastrosi e disumani che abbiamo trascorso, ed è sempre questa la misura che stabilisce il valore di ciò che siamo riusciti o meno a preservare, trasmettere, provare, condividere.

È vero, la scuola dovrebbe fare tante cose, ma dietro quel “la scuola dovrebbe” io ci vedo anche molto delegare. La scuola potrebbe fare di più, certo; come sottolinei tu, però, non può fare tutto. Dell’educazione delle generazioni future siamo tutti responsabili. Tutti, non solo chi insegna, non solo le tate, non solo chi ha figli. Sentire di aver perso qualcosa non sarà mai temibile quanto il sentire di aver perso se stessi.

Lorenzo


Caro Tata è la mia rubrica di corrispondenza con i lettori su Family Nation Magazine. Il numero 23 (autunno 2021) contiene due miei contributi, accanto a molti altri contenuti interessanti; la rivista si può ordinare (o sfogliare gratuitamente) qui.

Scrivermi è semplice: lettere brevi, inviate all’indirizzo parliamone@latatamaschio.it con oggetto “Caro Tata” e tema libero.

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