Resilienza, ovvero: anche gli obiettivi hanno un cuore

Mettersi a fare un planning annuale di venerdì pomeriggio può essere considerato reato?!

La risposta è no, se sei una tata e i tuoi piani cambiano con la stessa frequenza con cui i bambini passano al gioco successivo.

Prima della pausa estiva, mi ero dedicato approfonditamente alla programmazione dei prossimi mesi (e uso volutamente un generico “prossimi” senza specificare oltre, perché io con la programmazione mi faccio prendere un po’ la mano!), con l’intento di revisionare il tutto a mente riposata, una volta rientrato dalle mie scorribande newyorkesi.

Ma ecco che, ironia della sorte, proprio mentre ti occupi di pianificazione, gli eventi mandano all’aria calendari e progetti e ti ritrovi a dover ricominciare da capo. Esattamente come il sito, in questi mesi la mia attività lavorativa sta cambiando, e nonostante gli imprevisti, spero di potervi pian piano raccontare la crescita di entrambi.

La parola del rientro è resilienza, la capacità di assorbire gli urti senza rompersi, la volontà di non abbandonarsi al vento, ma provare a girare le vele a favore. Ancora una volta, riscopro l’importanza del saper far fronte ai cambi di rotta, caratteristica cara a noi tate.

Programmare è darsi un orizzonte da seguire. Ecco perché non può essere un mero esercizio di incastri. Gli obiettivi devono avere un cuore, solo così ci chiameranno a sé. Vale tanto per un obiettivo educativo, quanto per la nostra pianificazione delle cose da fare, almeno per quelle “grandi”, poi certo tutti noi abbiamo incombenze più quotidiane e noiose da sbrigare, ma la vita del marinaio che vuole il vento in poppa non è sicuramente delle più semplici!

Ho pensato quindi a tre principi ispiratori per orientare la mia progettazione.

 

1) Torino En Plein Air. Il workshop itinerante di scrittura e illustrazione che ho organizzato quest’estate è stato energia pura! Mi ha fatto capire quanto sia bello incontrarsi grazie a una passione in comune e mi ha ricordato quanto sia prezioso il tempo speso a fare ciò che mi piace, nel modo in cui mi piace. (A proposito, a novembre il workshop tornerà in una versione autunnale!)

 

2) La regolarità torinese. Torino è così, squadrata, precisa, regolare. Qualcuno sostiene che questo sia anche il motivo che spinge molti a un principio di follia, io mi porto a casa la necessità di essere metodici nel lavoro, al proprio ritmo.

 

3) L’artigianalità. Rimango sempre affascinato dall’abilità di chi riesce a dar forma alle cose, mescolando sapientemente perizia e arte. Anche il mestiere di scrivere ha una componente artigianale non indifferente, un testo in fondo… è fatto a mano! Proprio per questo, sabato 7 ottobre sarò ad Artigiani delle parole, una giornata per riflettere e confrontarsi sulla lingua in tutte le sue sfumature, per appassionati e per chi usa la scrittura per lavoro, guidati da un gruppo di professionisti del settore. All’interno di una delle più antiche cascine agricole milanesi, Cascina Cuccagna, parleremo di parole, web, traduzione, scrittura per bambini e molto altro. (È ancora possibile iscriversi sul sito di Langue&Parole, ci vediamo lì?!)

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